Teatro Andromeda: cos’è, dove si trova, come arrivare, come visitarlo e quanto costano i biglietti. Tutto quello che dovete sapere sul teatro siciliano creato dal pastore-scultore Lorenzo Reina tra i monti dell’Agrigentino.
Avete mai sentito parlare del Teatro Andromeda? Se la risposta è no, venite con noi alla scoperta di questo straordinario, quasi metafisico, pezzetto di Sicilia.
Cos’è il Teatro Andromeda?
Sconosciuto ai più, il Teatro Andromeda è allo stesso tempo un teatro all’aperto e un’opera d’arte en plein air.
Immaginatevi spettatori in un teatro costruito interamente in pietra, sospeso a 1000 metri di altitudine, circondato dalla natura selvaggia e affacciato su un panorama mozzafiato.
Ebbene, la fantasia potrà aiutarvi ad immedesimarvi nel ruolo di spettatore o visitatore del Teatro Andromeda, ma solo recandovi davvero in questo remoto angolo di Sicilia potrete sentire e vivere le emozioni provocate nell’animo umano da questo luogo dove il tempo sembra sospeso.

Il Teatro Andromeda è stato costruito in un terreno di famiglia dal pastore-scultore siciliano Lorenzo Reina.
Figlio di un pastore, Lorenzo Reina non rinnega quel mestiere paterno che doveva essere anche il suo. Costruisce, infatti, pietra dopo pietra, un teatro ispirato ai tradizionali recinti siciliani in pietra che ospitano le greggi.
Un ovile che, in questo caso, diventa teatro, luogo di poesia e di arte, immerso nella natura siciliana e aperto su un paesaggio lontano dalla modernità, dal cemento, dal rumore del mondo esterno.
Nulla è casuale e tutto ha un significato nel Teatro Andromeda.
108 sono i posti a sedere, creati con dei blocchi cubici di pietra chiara disposti in maniera apparentemente disordinata. Guardati dall’alto i sedili hanno la forma di stelle a 8 punte e ognuno di essi occupa il “posto” di una delle 108 stelle della costellazione di Andromeda.
Tra i sedili ci sono degli spazi vuoti. Anche il vuoto, però, per Reina ha un significato, in quanto i “vuoti” e i “pieni” insieme creano una riproduzione sul piano della costellazione di Andromeda.
La scena è di forma ellittica ed è costituita da 365 tasselli (365 quanti i giorni dell’anno).

Tutto il teatro è chiuso da una cinta in pietra che termina su una sorta di porta affacciata sul vuoto.
La cavea del Teatro Andromeda è aperta verso l’orizzonte. Seduti nel teatro ci si ritrova immersi in un ambiente non artificiale, puro, primitivo. Lo strapiombo genera la sensazione di essere “dentro” il paesaggio, data l’assenza di chiusure o impedimenti fisici che ci separano dall’infinito orizzonte.
Per entrare nel teatro bisogna aprire e attraversare una porta. C’è, quindi, alle nostre spalle un passaggio che, una volta aperto, ci fa lasciare un mondo e ci fa entrare dentro un altro. Allo stesso modo, quando viene chiusa, la porta separa il luogo illuminato dal sole (il teatro) da quello lasciato all’ombra (l’esterno).
Questa è la ragione che porta i visitatori del Teatro Andromeda ad avere la sensazione di essere in un luogo fuori dal mondo, lontano dalla realtà, mistico e metafisico.
Dove si trova in Teatro Andromeda e come raggiungerlo?
Il Teatro Andromeda si erge tra i monti Sicani, a 1000 metri di altitudine.
Per raggiungerlo e visitarlo dovrete recarvi a Santo Stefano Quisquina, piccolo borgo d’origine medievale in provincia di Agrigento.
Il Teatro Andromeda, però, non lo troverete in paese ma in contrada Rocca, alla fine di un sentiero di campagna che si inoltra nei boschi.
Guidati dalle sculture di Lorenzo Reina, raggiungerete il teatro e potrete perdervi con lo sguardo in un panorama che abbraccia il Canale di Sicilia, il mare di Sciacca e l’isola di Pantelleria.
Come arrivare al Teatro Andromeda?Per raggiungere il Teatro Andromeda dovete andare in direzione Santo Stefano Quisquina (AG). Al bivio di Castronovo, vi basterà seguire le indicazioni per “Teatro Andromeda”, che vi condurranno fino al teatro. |
Una volta giunti al cospetto del Teatro Andromeda, sarete arrivati in un luogo che sembra trascendere la vita terrena.
Arte e natura, realtà e metafisica, tradizione e innovazione qui si fondono. Ci troviamo in uno dei teatri en plein air più elevati del mondo.
Siamo di fronte ad un capolavoro della natura e, allo stesso tempo, ad un’opera d’arte figlia della creatività e dell’ingegno umano.
Come e quando visitare il Teatro Andromeda?
Il Teatro Andromeda è sempre visitabile previa prenotazione (tramite pagina Facebook o sito web ufficiale).
Il costo del biglietto di ingresso è di 5 Euro a persona.
Gli orari di apertura sono i seguenti: tutti i giorni (festivi inclusi) dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 20:00.
Le visite non sono possibili in occasione degli eventi ospitati dal Teatro Andromeda.
Attenzione: come specificato dal Teatro Andromeda, questo luogo non è adatto alle persone e ai bambini non educati al silenzio.

Uno degli eventi più attesi al Teatro Andromeda è sicuramente il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno.
Questo come altri eventi organizzati presso il Teatro Andromeda, visto il numero limitato di posti e la grande richiesta, spesso vanno sold-out quindi prenotate il vostro posto con molto anticipo, se volete partecipare.
Durante il solstizio d’estate le sculture hanno un ruolo predominante, in particolar modo la Maschera della Parola, la cui bocca, ogni 21 giugno alle 19.45, funge da spiraglio gnomonico al sole.

Tra le opere di maggior rilievo occorre menzionare anche sculture di amici-colleghi del Reina presenti in questo teatro-museo all’aperto, come Icaro morente di Giuseppe Agnello, scultore di Racalmuto.
Sulle colline di Santo Stefano Quisquina vi è un piccolo microcosmo culturale costituito dalla Fattoria dell’Arte “Rocca Reina”. Questo luogo è laboratorio d’arte, museo, teatro, ma anche ovile, orto biologico, allevamento di asine da latte e masseria didattica.
La Fattoria dell’Arte “Rocca Reina” vi accoglie con una stele sovrastata da una scultura bronzea dedicata al padre di Lorenzo Reina. Un piccolo museo, ospitato all’interno di una torre ottagonale (l’ispirazione viene da Castel del Monte, in Puglia), raccoglie alcune opere fondamentali dello scultore siciliano.
Lorenzo Reina: il “padre” del Teatro Andromeda
Lorenzo Reina, unico figlio maschio di una famiglia dedita alla pastorizia, sin da molto giovane inizia ad avere contrasti con il padre, che lo voleva pastore e non artista e scultore.
“Nato sotto il segno dei pesci nel 1960, confesso che ho vissuto metà della mia vita dormendo, e l’altra metà, sognando una vita che non fosse quella di servo-pastore a cui ero destinato.”
Lorenzo racconta di aver letto che la Costellazione di Andromeda sarebbe entrata in collisione con la Via Lattea in due miliardi e mezzo di anni. Da lì l’ispirazione alla costruzione di un teatro all’aperto, in un territorio incontaminato e sconosciuto.
“Lessi su una rivista scientifica che la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda entrerà in collisione con la nostra Via Lattea tra circa due miliardi e mezzo di anni. Così decisi di far specchiare quel frammento di cielo su questa Rocca. Apparvero così, come in alto, come all’imbrunire, le 108 stelle della Costellazione di Andromeda.”
Camminando per sentieri di campagna, prati e boschi, Lorenzo incontra per caso sul suo cammino un terreno affacciato su una veduta spettacolare, quasi una terrazza panoramica creata da madre natura e lontana da tutto e tutti.
“Qui, negli anni ’70, portavo il gregge al pascolo nell’ora del tramonto, che stranamente, restava immobile e ammaliato fino a tarda sera, fino a quando il cielo si ricamava di stelle. Allora ho intuito che da quella sommità fluiva energia positiva.
In un lampo ho visto le pecore mutarsi in pietre su cui sedevano persone. Avrei potuto finalmente parlare con qualcuno, non sarei stato più solo. Realizzai un modello architettonico e, a metà degli anni ’80, alzai le prime pietre”.
Appassionato di storia, filosofia, arte, astronomia e scienze naturali, Reina sogna di costruire un suo teatro e avvia l’opera a metà degli anni ’80, dovendo ben presto però fermare i lavori quando il padre si ammala gravemente. Reina abbandona le velleità artistiche e torna a lavorare come pastore per sostenere la sua famiglia.
Le sue ambizioni artistiche continuano, però, a germogliare. Lorenzo si forma da autodidatta, legge, sperimenta, fantastica e continua a sognare la costruzione di un teatro ispirato alla Costellazione di Andromeda.
“Ho iniziato molto presto a scolpire. Quando si sta dietro a un gregge di pecore, a contatto con la natura, è facile ritrovarsi a manipolare la creta o a intagliare una radice d’ulivo per ricavarne qualche figura antropomorfa. Non avevo però riferimenti culturali o tecnici che mi potessero orientare.
Dopo anni è arrivata la presa di coscienza che la scultura ha i suoi codici e le sue cifre stilistiche, e ciò è avvenuto duranti i corsi che seguii con Gabriele Zambardino durante la mia leva a Napoli nel ’79.
Avevo 19 anni e pensai che la scultura potesse diventare il mio mestiere, ma la mia prima mostra nacque fra le liti con mio padre, che continuava a volermi pastore, e la necessità di portare il gregge al pascolo. Furono giorni di duro lavoro, ma la mostra si fece, qui in paese, grazie alla volontà del poeta Cesare Sermenghi che si era innamorato delle mie opere. Riuscii a vendere tutto e così ad affermare la mia indipendenza nei confronti di mio padre che considerava la mia arte solo un’illusione.
Col tempo sono riuscito a trovare una cifra espressiva che mi rappresentasse appieno, ma non amo parlare dei miei lavori perché penso che l’opera d’arte non possa essere spiegata; sono convinto infatti che la parola non possa minimamente restituire l’emozione che l’artista può comunicare con il suo linguaggio che è innanzitutto conoscenza e poiesis.”
Con il passare del tempo e con tanta fatica, spinto dal desiderio di realizzare il suo sogno più grande e ambizioso, Lorenzo Reina riesce a edificare il Teatro Andromeda e a trasformarlo in un’attrazione turistica che attira ogni anno tantissimi visitatori.

Pensate che a Lorenzo Reina, pastore-artista senza alcun titolo di studio, sono stati dedicati degli eventi durante la XVI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
A Lorenzo e alle sue opere, inoltre, è stato dedicato in film Pietra pesante (2012), diretto dal regista Davide Gambino.